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ELEMENTI DI DIFFERENZA TRA INTENZIONE, NEGLIGENZA E INVOLONTARIETA’
In conformità a quanto abbiamo già detto in altri paragrafi (v. fattori costitutivi del fatto criminoso), la volontà, l’inoperosità e l’involontarietà sono i tre elementi soggettivi principali del crimine.
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Difatti i tre elementi presentano molteplici elementi di differenza:
Quando l’autore del crimine procede volontariamente e conosce bene le conseguenza del suo comportamento fattivo o omissivo, si manifesta la volontà; quando invece egli agisce con volontà ma non conosce affatto le conseguenze della sua azione, si manifesta l’inoperosità.
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Inoltre la congiuntura è prodotta principalmente dalla disattenzione o imprudenza o inesperienza dell’agente, o dalla non osservanza di norme, leggi, regolamenti e prescrizioni; infine, l’involontarietà non è un atteggiamento intermedio tra volontà e inoperosità, ma è un atteggiamento intenzionale e allo stesso tempo inoperosità.
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Dunque, il comportamento del soggetto agente è volontario, ma egli sa che sta eseguendo un altro tipo di crimine, diverso da quello che deriva direttamente dalla sua azione.
Il codice civile prevede concretamente questo crimine quando disciplina il crimine non volontario (cfr. art. 584 c.p.).
Sussistono vari crimini, divisi in base al livello di volontà. Possiamo far riferimento alla volontà prefissata (il più grave) a quella immaginabile, o vari tipi di inoperosità, ossia quella cosciente o quella incosciente (fattispecie regolare di inoperosità).
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La differenza tra volontà e inoperosità è data dagli elementi differenti di volontà immaginabile e inoperosità coscienziosa: nel primo caso, il soggetto agente ha ipotizzato il possibile verificarsi della congiuntura, e dunque si è incaricato del rischio connesso a tale circostanza, mentre nel secondo caso il soggetto agente ha presentito il possibile accadimento della congiuntura, ma ha agito pensando che essa non si sarebbe mai verificata.
Un caso classico di inoperosità cosciente (e non di possibile volontà) è quello di un giocoliere che durante uno show al circo lancia i pugnali ad un soggetto; egli prevede che il soggetto potrebbe essere colpito, ma consapevole delle sue capacità pensa di evitare tale congiuntura.
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In sintesi, quando il verificarsi della congiuntura era stato ipotizzato, ma vi era la sicurezza che non si sarebbe mai verificata, si parla di inoperosità cosciente e non di volontà possibile.
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ELEMENTI DI DIFFERENZA TRA DIVERSITA’ TRA QUERELA E DENUNCIA
Secondo il codice di procedura penale, i crimini sanzionabili a querela e quelli sanzionabili d’ufficio presentano alcune differenze.
Infatti, il codice stabilisce come fonte primaria il principio della perseguibilità necessaria (art. 50 c.p.p., comma 2).
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Se per i crimini soggetti a sanzioni obbligatorie è necessario l’inizio di un iter penale solo nel caso in cui il crimine è notificato agli enti competenti a trattarlo, i crimini condannabili dopo denuncia presumono una richiesta ufficiale di condanna penale del’agente da parte del danneggiato.
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Il diritto di incriminazione è dunque garantito a chi ha subito un crimine che non prevede la perseguibilità necessaria (art. 120 c.p.). la denuncia deve avvenire entro tre mesi a decorrere dalla data in cui il danneggiato ha saputo che il gesto subito è criminoso (art. 124 c.p.); essa è caratterizzata da due elementi:
l’informazione dell’avvenimento criminoso e la richiesta a procedere penalmente in merito al crimine subito. Al contrario la denuncia può essere eseguita da chiunque (non solo dal soggetto danneggiato) e non presume necessariamente la volontà di inoltrarla, dunque è necessaria la sola informazione circa l’avvenimento criminoso.
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Un altro elemento di differenza è che la querela può produrre anche il proscioglimento, la denuncia no: ad esempio, durante un processo penale riguardante un crimine perseguibile dopo la querela, il danneggiato può decidere di annullarla e, se l’accusato procede con l’accettazione della rinuncia, il crimine è invalidato (artt. 152 - 156 c.p.).
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Dunque, la legge prevede una disposizione per la quale la perseguibilità di alcuni crimini presume la pretesa della condanna dell’agente da parte del danneggiato, mentre per altri crimini, ossia quelli più gravi, come le infrazioni, è necessaria solo l’informazione dell’organo di competenza del manifestarsi del crimine; inoltre, per i crimini perseguibili d’ufficio lo Stato non prevede la necessaria querela da parte del danneggiato, poiché Esso stesso si impegna a evitare che si verifichino tali crimini.
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Non tutti sanno che alcuni casi particolari prevedono il dovere legale di denuncia da parte di chi ha subito il reato, quindi egli é responsabile penalmente se non procede in questo senso(v. art.364 c.p.).
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